Perché il nero non passa di moda
Fascino senza tempo, dal Medioevo alla Kidman Che abito indosserà, Nicole Kidman nella notte delle star? Un fantastico Balenciaga nero, il capo preferito da Victoria Beckham? Super attillato , firmato Marc Jacobs
Fascino senza tempo, dal Medioevo alla Kidman
Che abito indosserà, Nicole Kidman nella notte delle star?
Un fantastico Balenciaga nero, il capo preferito da Victoria Beckham?
Super attillato, firmato Marc Jacobs. Colore? Nero.
E Penelope Cruz, molto glamour a Los Angeles per presentare «Vicky Cristina Barcellona» di Woody Allen? Mezza spalla, nero.
Madonna, nell’ultimo concerto? Canotta di voile, nera of course.
E Giorgio Armani, il critico d’arte Germano Celant, lo scrittore Peter Handke, il sempre scapigliato Bernard-Henry Lévy, il regista Peter Stein, l’attore Daniel Day-Lewis con vistoso orecchino, Tim Roth e Harrison Ford nell’ultima apparizione pubblica?
Total black e, per Tim, color funerale pure la cravatta.
Metti stasera a cena… Cosa indosso? Il tubino, intramontabile purché nero.
Domani? Trench ma nero.
Per l’happy hours? Bustier nero.
Al cinema, al teatro, mentre ascolti la discomusic, ovunque tu vada, la platea è mortifera e monocroma nel colore più amato dal diavolo e pure da Prada.
In realtà il nero è un colore per tante stagioni.
A raccontarci la storia del colore così ricco di simbologia, ora arriva, «Nero» (Ponte alle Grazie editore), straordinario saggio di Michel Pastoureau che descrive luci e ombre del nero nella cultura e nel costume. Ma, attualmente, l’appeal che esercita su di noi, a cosa è dovuto?
L’intimo, in questo caso, docet: un secolo fa era quasi impossibile per ladies e gentleman indossare direttamente a contatto della pelle capi che non fossero bianchi (considerati malsani e poco igienici).
Oggi, però, avviene l’esatto contrario: zie e nonne indossano nere braghette e magliette della salute in tinta mentre le sexy – veline sfoggiano soprattutto il bianco e anche il panna-carne.
Giuristi, magistrati, accademici, banchieri, membri della corte – di Filippo il Bello in Francia o di Edoardo I in Inghilterra e poi anche nella penisola – lo adottarono entusiasti. Vi videro il proprio status symbol. Molto prossimo al nero c’era pure il cosiddetto «mezzo nero». Ovvero il grigio. Il trend del «mezzo nero» arrivava in tempi bui a rincuorare banchieri, finanzieri e borghesi che vedevano guerre, carestie, pestilenze e terremoti finanziari abbattersi sulle proprie sostanze.
Fu adottato da artisti, grafici, stilisti, dal sofisticatissimo «Ritratto della duchessa de la Salle» di Tamara de Lempicka, al tubino di Coco Chanel.
Simbolo al contempo della crisi e del lusso quest’anno è di gran moda il connubio tra grigio e nero. Perfetti entrambi per crack bancari e speculatori in disarmo.
La moda del nero su La Stampa