Valentina Mezzetti: Odiavo la taglia 42, ora sono una felice TROP MODEL
Modella taglie forti Una storia fatta di flash e passerelle, ma anche di grande dolore ed umiliazione. E’ la storia di Valentina Mezzetti che, a soli 22 anni, è passata dal sogno di diventare modella filiforme all’accettazione di se stessa, nelle sfilate “ taglie forti ”, non senza attraversare dolori, umiliazioni ed il calvario dei disturbi alimentari
Una storia fatta di flash e passerelle, ma anche di grande dolore ed umiliazione.
E’ la storia di Valentina Mezzetti che, a soli 22 anni, è passata dal sogno di diventare modella filiforme all’accettazione di se stessa, nelle sfilate “taglie forti”, non senza attraversare dolori, umiliazioni ed il calvario dei disturbi alimentari.
La sua confessione, riportata dal settimanale “Tu”, potrebbe aiutare tante giovani aspiranti modelle a comprendere le necessità del loro corpo con una buona dose di autostima. Aggiungendo inoltre che Valentina, ora che può sfoggiare finalmente il suo fisico così com’è, è molto più sexy e affascinante di quando, costretta a combattere la taglia 42, si sentiva vuota e triste.
“Tacchi altissimi, capelli sciolti sulle spalle, un vestito bianco, fasciante che esalta la sinuosità. E, dentro, io. Io che, in quell’incedere oscillante, mi avvio decisa verso la passerella. Io abbagliata dalle luci, dai flash dei fotografi, dalla musica. Io che avanzo, sorrido e mi sento finalmente nel pieno ella mia femminilità. Io con le mie curve, l mio seno, tutto il mio appeal. E anche alla fine della passerella mi fermo e guardo il pubblico, come se fosse una piccola sfida e un attimo dopo, in quel curioso movimento a scatto che insegnano alle modelle, mi giro. Arriva l’applauso. Lo sento, mi entra nel cuore. Nel cervello.
L’applauso è per il vestito, naturalmente. Ma quell’ovazione la faccio mia. Un omaggio, una dedica speciale a me stessa. Alla mia storia. “Sono arrivata” mi dico. “Sono una felicissima plus-size model. Fiera della mia taglia. Fiera del mio corpo. Ritornato un tutt’uno con la mia anima”. Sono passati soltanto due anni dalla mia prima uscita sulla passerella di Elena Mirò, a Milano Collezioni. Ma se mi guardo indietro quasi faccio fatica a ricordare me stessa che attraversavo assurde sofferenze.
SOGNAVO UN CORPO DA BARBIE “Da piccola giocavo, come tutte, con le Barbie. Rivedo nella mia stanza una bimba che le sveste e le riveste per ore, si identifica con loro e su di loro proietta i suoi sogni. Con un vantaggio rispetto alle altre. Un precedente in famiglia, ossia mia zia che, a sua volta, aveva fatto la modella. E proprio lei un giorno mi dice: «Valentina, sei una ragazza molto carina, perché non provi?». Lei nel mondo della moda aveva ancora contatti, così a 14 anni inizia la mia carriera sulle passerelle. Non smetto di studiare, mi iscrivo al liceo linguistico. Nei ritagli di tempo faccio spot pubblicitari, servizi fotografici, qualche piccola sfilata. Lo considero un gioco. Il gioco delle Barbie che, da virtuale, si trasforma in reale e dove la protagonista finalmente sono io. La svolta arriva dopo la maturità. Interrompo gli studi. Ho a portata di mano un mestiere. Anzi, ben di più. I miei? Non mi ostacolano. Confidando nel mio carattere, pacato e realista. Io, invece, non immagino quanto il percorso possa essere insidioso”.
UNA MISS CON TROPPE CURVE… “Per arricchire il mio curriculum decido di iscrivermi alle selezioni di Miss Italia. Non sono filiforme, lo so, peso intorno ai 60 chili per un metro e 76 di altezza. Ottengo il titolo di Miss Emilia, visto che vengo da Bologna. Un discreto trampolino di lancio. Ma forse è già qui, in questa gara dove il tuo corpo viene “valutato” a zone, che comincio ad accorgermi che c’è qualcosa che non mi piace fino in fondo in questo ambiente. Un lato un po’ oscuro, malsano. Ma il peggio deve ancora arrivare. E cioè quando comincio a presentarmi nelle agenzie di modelle”.
INIZIA IL CALVARIO “Hai un bel viso, ma sei un po’ in carne» mi ripetono. «Dovresti lavorare un po’ sui fianchi. Tesoro, una taglia 44 a Milano Collezioni non si è mai vista». Un giudizio corale, sentenze sempre identiche, che si concludono puntualmente con quei “ma” e quei “però”. Aghi sottili che vanno a conficcarsi nelle mie certezze. Giorno dopo giorno. Nonostante tutto, non mi scoraggio. Decido, anzi, di mettermi a dieta. Arrivo alla taglia 42. “Eccomi” penso. “Sono magra. Ce l’ho fatta”. Ma i responsabili delle agenzie arricciano ancora il naso. “Non basta? Chiedo ansiosa. “No, devi perdere ancora qualche chilo”. Intanto lavoricchio, niente di prestigioso. Fiere, qualche foto di beauty, sfilate ma interne, nelle aziende di abbigliamento”.
TROPPE UMILIAZIONI “Non riesco a dimenticare la signora che, nel corso della presentazione per gli agenti dell’azienda, a un certo punto ferma tutto e, come se non esistessi neppure, si scusa con i presenti dicendo: “Non riesco ad apprezzare i modelli, questa ragazza è grassa”. Sento il mio viso che avvampa, sto zitta, incasso. Come reazione mi impongo di mangiare sempre meno. Insalata, insalata, insalata. Mi sfinisco in palestra ma poi mi intristisco, , mi chiudo, mi spengo. E ho sempre fame, tanta fame , spesso mi gira la testa, e allora mangio quello che mi capita, due scatole di biscotti in un giorno ed un senso di colpa intollerabile dopo quegli sgarri. Poi mi piomba addosso la sentenza dell’ennesima agenzia: niente da fare, anche se dimagrisci il tuo problema resta comunque il seno. E’ esagerato, non hai mai pensato di ridurlo? Corro via disperata e scoppio a piangere”.
IL MIO CORPO INGRASSAVA PER RIBELLIONE “Poi la mia salvezza: invece di venirmi incontro il mio corpo si ribella, inizio a ingrassare senza controllo, continuo con il mio regime a base di sole insalate, ma il risultato identico: ingrasso. Senza mangiare praticamente nulla. Ingrasso e ogni mattina mi smarrisco sulla bilancia. Mi sembra di lievitare anche solo respirando. Il mio corpo prende il sopravvento. Il suo è come un grido, un avvertimento che mi sta lanciando: “Smettila, è troppo”. Alla fine mi arrendo. Lo ascolto. Il giorno di Natale mi siedo a tavola e finalmente mangio, piegandomi a quell’imperativo assoluto. I mesi successivi sono difficilissimi. Devo reinventarmi. E tutto sembra avere l’amarezza del ripiego. Ma la vita è fatta di sorprese. Sempre mia zia mi segnala un’azienda che ha bisogno di modelle “taglie-più”. La mia prima reazione e quasi di stizza. «Ma come, io in una categoria di serie B?» esclamo. Poi la razionalità ha la meglio. Metto da parte l’orgoglio e mi presento al casting. Piaccio. «Davvero vado bene così?» chiedo incredula. La stylist mi sorride, confermando. In breve divento una delle modelle più richieste tra le plus-size. Oggi peso 67 chili. Mangio ciò che voglio. Ho chiuso con le diete. Ma, soprattutto, mi sono ritrovata. Mi sento più bella di quando ero magra. Perché sono me stessa. Una sensazione che non ha prezzo”.
La storia di una modella taglie forti: Valentina Mezzetti su Leggo Online